Attivazioni Biologiche

In questo articolo pongo delle ipotesi. Nulla di quanto descritto è stato verificato.
L'intento è quello di avviare una discussione al riguardo di Diagnosi.
Si declinano responsabilità di qualsiasi genere in relazione ad un uso improprio dei contenuti di questa pagina.

Attenzione alla diagnosi

Occorre essere molto attenti nel fare una diagnosi per evitare errori nelle conclusioni, anzitutto. Ancor più occorre fare molta attenzione nel pronunciarla.
Poi c'è la non trascurabile pericolosità nel pronunciare una diagnosi grave in assenza di sintomi (e con ciò faccio riferimento alla diagnosi formulata a seguito delle nefaste campagne della cosiddetta "Medicina Preventiva").
Perché dico questo?
Ve lo spiego facendo due ipotesi.


Giorgio Beltrammi
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La prima

Supponiamo che una persona stia sviluppando una sua malattia tumorale, e che si trovi in fase attiva di conflitto biologico. Essendo in questa fase, generalmente, i sintomi sono assai pochi e a quei pochi la persona non fa molto caso; l'essere in conflitto attivo implica che la persona sia quasi totalmente concentrata sul suo guaio per il quale si è avviato - sensatamente - un Programma Biologico Speciale e Sensato.

Chi conosce le 5LB sa che in questo momento prevale il sistema simpatico (simpaticotonia) e i tessuti che in questa fase aumentano la funzione e/o la quota cellulare, fanno ciò che è biologico fare, ovvero aumentare la funzione e aggiungere tessuto (speciale, quindi diverso). Diversamente, i tessuti che diminuiscono la funzione e che sottraggono tessuto, in questa fase diminuiscono appunto la funzione e procedono a perdere tessuto (necrosi o ulcerazione).

Dicevo che la persona è in fase attiva e quindi la simpaticotonia ce l'ha di suo. Se gli viene sputata in faccia una diagnosi severa o "fatale" è verosimile pensare che la simpaticotonia aumenti di conseguenza.
È plausibile o no che il suo tumore cresca più velocemente? O che la sua ulcerazione/necrosi peggiori?

Ci potrebbero essere delle aggravanti a questa simpaticotonia se consideriamo il contesto parental-famigliare nel quale vive questa persona, per non parlare dell'aspetto lavorativo. Se la diagnosi è così severa, la persona potrebbe preoccuparsi per il dolore della famiglia, per il rischio di perdere il lavoro e via di questo passo. La sua simpaticotonia potrebbe intensificarsi.

Ciò spiega - forse non del tutto - il perché la persona, giunta alla diagnosi in discrete/buone condizioni, precipiti in breve tempo.
La sua simpaticotonia giunge a consumare grandi quantità di energie di per se'. Se poi si aggiungono i farmaci antitumorali - fortemente stimolanti il sistema simpatico - il consumo energetico può dare una spallata fatale alla sua struttura psico-fisica.
«Non stava poi tanto male - si sente dire - ma il male l'ha condannato»

La seconda

Supponiamo invece che la persona si trovi nella fase di riparazione, quindi in balia dei sintomi. Il suo conflitto l'ha risolto e non importa ora sapere quale sia stato. Sta male e si reca dal medico o in PS per ricevere aiuto e dopo le cure più urgenti - solitamente fortemente simpaticotoniche - si sente un po' meglio, senza sapere che quelle cure hanno probabilmente allungato la fase di riparazione.

L'iter diagnostico/terapeutico porta inevitabilmente a una diagnosi. In base alla severità di questa diagnosi, la simpaticotonia ricomincia a lavorare. Le terapie successive intensificano il tono simpatico ed effettivamente i sintomi sono molto meno intensi, il che fa credere alla persona ed all'oncologo che la terapia funzioni.
Ma quando la persona termina la fase terapeutica - che ha sedato i sintomi - la vagotonia ricomincia talora più intensamente.

Come sappiamo, i tessuti che in fase vagotonica vengono smantellati ricominciano lo smantellamento con la comparsa di sintomi legati a ciò (infezione, febbre, raccolte purulente, versamenti liquidi, spossatezza, dolore ed altro). Diversamente, i tessuti che avevano ulcerato o necrotizzato iniziano a ricostruire ciò che è stato asportato e lo fanno in modo talora tumultuoso, rendendosi manifesti (sanguinamenti, tumefazioni a rapida crescita, ostruzioni di strutture tubulari, febbre elevata, spossatezza, anemizzazione ed altro).
Insomma la persona ricomincia a stare male o ai controlli ci sono chiari segni di ripresa di malattia che, in questa seconda manifestazione, sembra essere più aggressiva.
Questo spiega le recidive, anche quelle rapide e travolgenti.

L'inizio di un nuovo round terapeutico avviene su una persona provata da ogni punto di vista. Le terapie sembrano non avere più quell'effetto benefico avuto in precedenza. La paura e la susseguente simpaticotonia sono spesso fatali. «Sembrava stesse meglio poveretto/a, ma il male è stato inesorabile»

La Sindrome del profugo

Non posso non accennare a questa importante condizione. La Sindrome del profugo, che coinvolge strutture derivanti dall'Endoderma, è un conflitto esistenziale ed è uno dei più gravi. La persona attiva questo programma quando perde tutti i riferimenti, quando si sente inesorabilmente solo e abbandonato, in balia degli eventi, quando percepisce che la vita è una lotta costante e invincibile per la sopravvivenza. Una situazione che può avviare questa condizione è proprio la drammaticità della diagnosi.
L'effetto principale della sindrome del profugo è il trattenimento dei liquidi e dell'urea, il che porta a gonfiori, specialmente dei piedi e delle gambe, edemi sparsi ed altri effetti che, se associati ad altri SBS possono rendere più severa la sintomatologia generale. I tumori che stanno riparando nella fase vagotonica possono giungere a raddoppiare la propria dimensione, il che fa impazzire l'oncologo che ritiene che la malattia stia prendendo il sopravvento.
Talora la sindrome del profugo può essere mortale se interviene in corso di altri SBS del Tronco cerebrale in soluzione, per cui gli edemi localizzati proprio nel tronco, possono provocare una forte compressione e determinare la morte della persona.


Giorgio Beltrammi
Cancro, un evento incompreso
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Conclusioni

Concludo dicendo subito che, forse, quanto ho tentato di spiegare potrebbe non corrispondere a ciò che effettivamente succede alle persone e che ci sono ampi margini di precisazione e studio.
Rimane comunque un dato di fatto: oggi, per questioni per lo più medico-legali, la diagnosi viene spiattellata in faccia alla persona senza tanti fronzoli e questo può avere effetti tragici. Viene fatto tutto questo per evitare contese medico-legali per cui al paziente viene detto e fatto tutto il possibile, di modo che non possa un giorno dire che è stato tenuto all'oscuro di qualche notizia importante.
Vista dal punto di vista della Medicina ha senso.
La questione è che la verità sbattuta in faccia alla persona è totalmente decontestualizzata dalla realtà della sua vita.
C'è chi è fatalista e si affida ad un destino predefinito. C'è chi non è preparato a ricevere questa sentenza e crolla miseramente. C'è chi accetta le sfide della vita e inizia a lottare. C'è chi non ha un motivo per vivere e si spara un colpo in bocca.
Anche se la verità è la medesima, le persone sono tutte diverse.

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