Attivazioni Biologiche

L'inutile informazione

16 settembre 2020
Perla saggia:
In generale, gli uomini giudicano più con gli occhi che con le mani
perché tocca vedere a ciascuno, sentire a pochi.
Ognuno vede quel che tu pari, pochi sentono quel che tu sei

Niccolò Machiavelli

Stavo viaggiando in autostrada per andare ad un corso base di Riflessologia Facciale Vietnamita ed avevo la radio accesa. Come noto, le radio oltre a fare pubblicità, ogni tanto trasmettono il radiogiornale e solo a margine irradiano musica, che è l'unica cosa che mi interessa. Evidentemente ai gestori della radio non interessa affatto la musica, ma è un altro discorso.
Per il timore di udire il radiogiornale l'ho spenta.
E si perché io detesto l'informazione, almeno quella mainstream e degli ultimi 19 anni (prima della farsa dell'11 settembre c'era un pochino di etica e imparzialità che non ci sono più). La detesto perché io non rimango indifferente di fronte alle notizie, al di la' che siano vere, pulite e/o non manipolate. Per la maggior parte delle volte mi creano rabbia, o almeno acuiscono quella che ho innatamente dentro, essendo io un 9 nell'Enneagramma. Lo so che non è colpa della notizia se provo quell'emozione, ma sta di fatto che la provo lo stesso. Il ragionamento che esporrò è diverso.
Parlerò di utilità biologica e di permeabilità conflittuale.

A cosa mi serve, biologicamente parlando?

Partiamo subito dal concetto che in Natura tutto ha una finalità atta a mantenere e proseguire la vita e che tutto ciò che non ha questa finalità è inutile e quindi dannoso e viene eliminato.
Sulla base di questo presupposto indiscusso, a cosa mi serve sapere che in Amerika uno studente squilibrato ha fatto una strage in una scuola, usando armi a ripetizione e che poi si è tolto la vita? Qual è l'utilità per la mia vita? Come ne traggo giovamento? Quale contributo offre questa notizia al mantenimento ed al proseguimento della mia vita?
A cosa mi serve sapere che oggi sono sbarcati 100 clandestini a 1000 km. di distanza da me, quando ancora non ne ho visto uno solo minacciare la mia vita? Qual è l'utilità per la mia vita sapere ciò? Come ne traggo giovamento? Quale contributo offre questa notizia al mantenimento ed al proseguimento della mia vita?


Giorgio Beltrammi
Bio-Pedia Humana
424 pagine B/N, 1450 termini circa e centinaia di immagini.

Per saperne di più →
Acquista →


Due piccoli esempi per dire che se non ci fossero degli artifici tecnologici a fornirmi queste notizie, io non le avrei mai sapute e perché non le avrei mai sapute?
Semplicemente perché io posso vedere, udire, toccare, comunicare, olfattare e gustare solo ciò che è alla portata dei miei sensi.
E perché tutto ciò?
Ora ve lo spiego.

Il nostro udito percepisce suoni fino a 2 km di distanza? (Dico un valore, ma in realtà non so fino a dove sente un udito umano normale), ma in ogni caso perché non a 3 o 5 o 10 km?
La nostra vista vede e distingue elementi fino a 5 km? E perché non a 100 km?
La nostra voce può giungere fino a 2 km di distanza? Perché non a 50 km?
Il nostro olfatto percepisce odori fino a 200 mt? Perché non a 5 km?
Perché io posso percepire il tatto solo alla fine dei miei arti?
Perché abbiamo queste capacità e, al contempo, queste limitazioni?

Semplicemente perché non ci è biologicamente utile andare oltre queste capacità. Ciò che ci serve a mantenere e proseguire la vita sta dentro questi limiti.
Il nostro udito è stato perfezionato e ottimizzato per udire ciò che ci avverte e ci da modo di preservarci.
Se odo un orso che si avvicina quando lui è a 2 km di distanza e lo sento, ho il tempo per mettermi in salvo, cioè agisco utilmente per mantenere la mia vita. Nel momento in cui agisco io provo quella paura fisiologica che mi spinge ad agire utilmente.
Se potessi udire l'orso a 10 km di distanza, mi ritroverei ad averne paura senza di fatto sapere se lui ha intenzione di attaccarmi o no. Starei in una paura senza motivi per lungo tempo (consumando grossi quantitativi di energia) ed agirei in modo sproporzionato e inutile. Consumerei energie per prepararmi ad eventi che, forse, non avverranno mai.
Il mio udito è proporzionato alla quantità di tempo che mi è utile per potermi salvare e rimanere in simpaticotonia per il minor tempo possibile.
Lo capite?
In Natura nulla si spreca e nulla si risparmia.

Se potessi vedere a 100 Km, potrei osservare situazioni che pur non coinvolgendomi direttamente, potrebbero indurre in me angoscia, paura, apprensione, dolore, rabbia, tutte emozioni e sentimenti che, per la mia vita reale del qui ed ora, non mi servono, ma che consumano energia.
Tutto è finalizzato a mantenere e proseguire la vita, non solo mia, ma anche del mio clan. Perché se io sono angosciato, impaurito, arrabbiato, anche il mio gruppo ne risente e arriva la disarmonia, il disequilibrio; e tutto per aver visto qualcosa che si svolge a grande distanza.

In Natura si tende al massimo risultato impiegando il minor quantitativo energetico possibile e per gli umani il massimo risultato è vivere, al minimo sopravvivere. Ma non ci è concesso di super-vivere.
Estendere artificialmente le nostre capacità sensoriali e il nostro percepito informativo è giustificato biologicamente se ottempera al mandato di mantenere e proseguire la vita reale e presente. Se farlo non porta a ciò, è biologicamente inutile e se è inutile è direttamente dannoso.


Giorgio Beltrammi
A proposito di...Corpo Umano
320 pagine B/N
Per saperne di più →
Acquista →


Come può creare problemi l'intensificazione sensoriale/informativa?

Anzitutto innescando una simpaticotonia in assenza di condizioni critiche e questo determina ciò che sappiamo dalla Seconda Legge Biologica.
Secondariamente amplificando o ridestando emozioni sopite o non correlate a condizioni reali e/o minacciose. O risvegliando antichi conflitti biologici sedati e non risolti (vedi Transgenerazionale).
Ad esempio a me alcune notizie risvegliano la rabbia, altre dolore, altre ansia...e perché devo risvegliare queste emozioni/sentimenti se non mi sono biologicamente utili a mantenere la mia vita o mettendomi nel percepito di allarme biologico in assenza di allarme reale? Perché devo vivere la paura se motivi reali di paura non ce ne sono?
Per essere informato? Per poter far parte di una società improntata alla paura ed al livore?
Anche no, grazie.

È noto che famiglie intere guardano i vari TG durante il pasto. Quale mai può essere l'utilità di ingurgitare, insieme ai cibi e alle bevande, impressioni di rabbia, paura, livore, ansia, dolore, tristezza e via dicendo?
Perché condire l'insalata di sangue? Saprà di sangue.
Perché versare dell'amaro rancore nel bicchiere insieme all'acqua?
Quell'acqua avvelenata da informazioni biologicamente inutili/dannose dove credete vada a finire?
Mi corre quindi l'obbligo informativo di dirvi cosa fanno queste emozioni agitate dai vari "giornalisti".

Rabbia

Magari derivante dalla notizia che una serie di anziani è stata sottoposta a violenza da parte del personale sanitario in una casa di riposo o da altre notizie che stimolano la rabbia e il rancore, che a loro volta possono risvegliare l'innata rabbia o la rabbia derivante da qualcosa subita, con caratteristiche molto simili all'evento riportato dal notiziario. Se poi si ha un parente in casa di riposo...concludete voi la frase.

Paura

Magari - e giuro che i riferimenti sono puramente casuali - a seguito della notizia di una nuova forma influenzal/pestilenziale che colpirà fra tre mesi ed estinguerà tutta la specie umana, che si salverà solo con un provvidenziale vaccino ancora da studiare e sperimentare.

Ho già scritto in proposito e vi rimando a quegli articoli.

Tristezza

Magari a seguito della notizia della morte di un idolo o di un biscugino laterale di Pescara, di fantozziana memoria. Oppure a seguito della notizia strappalacrime - pompata con tanto di musica funebre e toni Gasmaniani - della morte di un bimbo inghiottito dalle acque di un fiume in piena in una provincia dello Hunan meridionale.

Coinvolge l'emisfero corticale cerebrale destro, con abbassamento della quota testosteronica ed una femminilizzazione del maschio.
È innescata da conflitti di territorio, di frustrazione e identità.

Disgusto

Magari esacerbato dalla notizia di un noto politico illibato che si è intascato una bella fetta di torta fatta con i soldi di chi sta ascoltando la notizia. Oppure dalla notizia di un prete che si faceva fare pompini da ragazzini e ragazzine di un rione povero del Connecticut ed ai quali diceva di non dire nulla, altrimenti il cuore di gesù (sic!) avrebbe sanguinato.

Poi c'è un'altra cosa da considerare.
Nel momento in cui i miei sensi avvertono qualcosa, essi rimangono in quella condizione di intensificazione percettiva per un certo periodo ed in quel tempo tutto l'impianto sensoriale ha modificato la soglia di sensibilità percettiva, mentre le aree associative sono pronte a ricevere informazioni con una tonalità diversa in base al percepito stesso, in modo da permettere all'individuo di capire cosa significa ciò che sta avvenendo e quanta urgenza c'è nel dare una risposta. Se sto per essere ghermito dalle fiamme, non mi gratterò un orecchio o non mi allaccerò le scarpe, giusto?
Tornando all'esempio dell'orso, se lo odo a 2 km di distanza cercherò di mettermi al sicuro e la mia soglia di percezione di allarme non coinvolgerà solo il mio udito, ma anche l'olfatto (per sentirne l'odore), la vista (per vederlo tra le frasche), il tatto e via dicendo.
Se sto troppo tempo in quella condizione (come è avvenuto proprio con questa buffonata di pandemia, in cui i TG reiteravano istericamente le stesse notizie di minaccia, attacco, cataclisma, strage, morte e dolore H24), un odore o un sapore o una immagine che non hanno a che fare con il soggetto minaccioso, potrebbero essere interpretati e associati a tale soggetto in modo alterato e alterante.
Mi dicono che c'è l'orso a 10 km di distanza e che forse attaccherà, quindi mi metto in allarme perché credo che forse tra tre ore sarà nei paraggi. Durante queste tre ore in cui io sono con le antenne sollevate e vibranti, sento un odore particolare che non conosco. Il mio cervello potrebbe abbinare quell'odore al concetto di pericolo e allarme e magari era solo l'odore di una spezie particolare che non avevo mai sentito e verso la quale, in futuro, potrei mostrare una terribile allergia.

Non va poi dimenticato che, per il subconscio, tempo e distanze non esistono, per cui lo studente stragista diventa una realtà presente e vicina di chi sente la notizia. Non importa se ha commesso la strage a 7000 km di distanza e lo ha fatto tre giorni prima; per il subconscio della persona che sente la notizia il problema è nella scuola all'angolo della sua via, è successo vicino a lei e potrebbe succedere tutti i giorni. E cosa potrebbero fare le aree associative e i processi mnemonici? Associare "scuola" con "strage", giungendo alla conclusione che andare a scuola è pericoloso.

Civiltà?

Ora vediamo come sono stati usati biologicamente bene i nostri sensi, quando eravamo meno "civilizzati".

In un villaggio tribale ogni individuo od ogni famiglia ha un suo specifico spazio (territorio/nido), sebbene ci siano lignaggi segmentari che definiscono funzioni e potere di ognuno. In ogni caso tutte queste persone posseggono un territorio comune che viene sorvegliato e difeso da ogni singolo abitante. Pur composta da molte decine di individui, una tribù ha un numero limitato di componenti; ci siamo mai chiesti perché?
Per il semplice fatto che piccoli gruppi di persone si sorvegliano e si proteggono meglio, in quanto ci si ricorda dei visi, si devono ricordare pochi nomi, si radunano le forze meglio e più rapidamente, le informazioni possono essere poche e ben definite e giungono presto a destinazione, permettendo al villaggio di organizzarsi rapidamente ed in modo molto efficace rispetto a qualcosa di reale, presente e vicino.
Attenzione! Non sto dicendo che la vita tribale sia un paradiso in terra.
Tutti gli individui della tribù sono sensorialmente vicini e le cose che accadono sono percepite da tutti nello stesso momento ed è importante che sia così.

E ci siamo mai chiesti perché un villaggio ha estensioni ridotte?
Semplicemente perché tutto quello che avviene nel villaggio è a portata dei sensi più lungimiranti dell'individuo, ovvero udito, olfatto e vista. Se scoppia un incendio si sentono le grida e si avverte l'odore del fumo. Se qualcuno subisce un attacco le grida sono avvertite da tutti. Se una nuova vita viene al mondo, lo sanno tutti per via dei vagiti del nuovo venuto, etc, etc, etc.

A questi primitivi abitanti oltre a non interessare cosa accade all'interno delle altre tribù, non hanno nemmeno consapevolezza della presenza di altre tribù eventualmente presenti al di fuori della loro capacità di vederle. Per cui non è interessante sapere cosa accade a chi non si sa nemmeno se esista davvero.

Conclusioni

Chiudo questo articolo con alcune citazioni mie personali.
"Troppe informazioni non danno alcuna informazione"
"Il silenzio mostra il pericolo, il rumore nasconde il pericolo"
"Ti serve sapere solo ciò che ti serve"

Non posso certo dirvi di spegnere i vostri apparati informativi, non ne ho il diritto e anche se l'avessi non lo farei. Siete voi che dovete decidere se fidarvi dei vostri sensi e dei loro preziosi limiti.
Credo di avere il dovere di dirvi che noi siamo condannati a cercare e trovare il piacere di vivere e lo dobbiamo fare usando i nostri sensi, con i loro beneamati limiti.
Essendo quindi spinti inesorabilmente verso la miglior vita, siete sicuri che ciò che apprendete da quei diavoli mediatici (diavolo significa separatore, colui che separa la vostra anima dal vostro corpo) sia ciò che garantisca la vita migliore?

Iscriviti al Bollettino Novità - Invia il tuo indirizzo E-mail a giorgiobeltrammi@gmail.com

Se ritieni che il mio lavoro abbia un valore, puoi contribuire con una piccola donazione
Paypal